Primo raduno per il Rav di Gina e anche per Max
Nutro un po' di apprensione, ho già avuto modo di testare il Rav in fuoristrada ma 'stavolta dovrebbe essere qualcosa di più impegnativo, spero che la "torxiolona" si dimostri all'altezza delle aspettative e non sfiguri davanti ai grandi miti del fuoristrada
Più la guardo e più ne sono sicuro
CE LA FAREMO!Andiamo ad iscriverci, sarà Gina a firmare il modulo
Aspettiamo che lo staff sia pronto per la procedura d'iscrizione
Fatto, manca ancora quasi un'ora alla partenza e c'è il tempo per una rapida visita al castello di Gorizia
dall'alto delle mura possiamo osservare il panorama sulla città
... e finalmente arriva il momento del taglio del nastro
Nessuno sembra voler essere il primo e .... vado io; Gina, oramai veterana del road-book mi da le note con sicurezza e precisione, attraverso veloce la città, raggiungo Tiziano che sta andando al primo guado per le foto, mi ferma e mi dice di stargli dietro, così ci farà la foto mentre lo attraverseremo; quando è pronto, parto ed entro "veloce" per sollevare un po' di schizzi scenografici (non ho ancora avuto modo di vedere la foto, appena possibile aggiornerò il diario); il sentiero sale non troppo ripido il fianco della collina, il fondo è abbastanza scavato da mettere in difficoltà la trazione e un paio di volte, per la bassa velocità, devo arretrare e ritentare con maggior brio; si prosegue quindi attraversando ameni paesini del Collio Goriziano; imbocchiamo il Vallone delle Acque (Groina) la torxiolona scende veloce, si lascia condurre docile pennellando con tratto sicuro le traiettorie che imposto, sul fango viscido l'avantreno è solido, le ruote posteriori allargano tanto quanto si affonda sul gas, l'uscita dalle curve è pulita, è disarmante la facilità con cui si lascia condurre; si arriva quindi a Lucinico e poi verso le fangaie dell'Isonzo .... ce la faremo? solo provando potremo saperlo ..... imbocchiamo i pistini, non c'è più tempo per i ripensamenti; regolo la velocità, non troppo piano per non piantarsi, non troppo veloce per evitare urti violenti, si susseguono tratti più solidi ad altri fangosi e pozzanghere, difficile intuire cosa si nasconde sotto la superficie dell'acqua; ci avviciniamo all'Isonzo e il fondo si fa sabbioso, la macchina è leggera e questo aiuta a non affondare; bisogna passare sopra ad un albero caduto, lo sento grattare sotto alla scocca, le piene dei giorni precedenti han cancellato le piste e il road-book non è molto preciso, non trovo la nota, giro e torno indietro, trovo gli altri impegnati nel tratto sabbioso, sono arrivati anche i fotografi del G.F.I., almeno so di essere sulla strada giusta, giro di nuovo e riprendo la pista, Gina trova anche la nota perduta e allora via di nuovo a seguire il road-book; passiamo per Savogna e da li su verso la linea del fronte del Monte San Michele, ci fermiamo per vistare il campo di battaglia che tanto sangue ha visto, dove 100 anni fa migliaia di soldati si sono fronteggiati combattendo selvaggiamente per conquistare o non perdere un fazzoletto di terra brulla e sassosa; Max finalmente può scendere e sgranchirsi le gambe, è contento della sosta
Il museo purtroppo è chiuso, ha orari di apertura molto ridotti, è un peccato che lo stato non si impegni maggiormente per divulgare e far conoscere gli eventi tanto importanti della nostra storia
Si riparte, oramai incolonnati, scendiamo verso Doberdò, il primo toppa una nota e altri dietro a lui, Gina se ne accorge e svoltiamo seguendo le indicazioni del road-book; una parte dei mezzi è andata dritta, altri han girato dietro a me, son di nuovo il primo della fila e vado via veloce; fino alla nota 105, altri mille metri e ...... non trovo la nota 110 (quelle in mezzo sono in bianco), della 111 manco l'ombra, torno indietro, incrocio gli altri che mi seguivano a distanza, un primo gruppo prosegue veloce, un altro, come me non trova corrispondenza con le note 110 e 111; non resta che tornare alla 105 e riprendere da la ...... niente da fare ...... riproviamo dalla 104 e ancora niente, la nota 110 non c'è ..... chiamiamo Ales, loro son già arrivati e secondo lui non ci son stati problemi, invece un altro gruppo ha avuto le nostre stesse difficoltà ed ha raggiunto l'ultima tappa seguendo le indicazioni del navigatore g.p.s.; io, da solo, proseguo perchè conosco la zona e so comme arrivare a Farra, altri vogliono riprovare a tornare alla 105; dopo 2/3 chilometri riconosco la nota 111 (scoprirò dopo che nel copia-incolla, chi ha compilato il road-book ha dimenticato di sommare la distanza di una nota di un ristoro di un precedente raduno cancellata). Riprendiamo quindi da quella nota ritrovata e completiamo il percorso, arriviamo dagli "altri" mentre stanno già cenando; io e Gina avevamo già declinato l'opzione cena, preferiamo cercare una trattoria per conto nostro, la solita a Solkan è piena e non hanno tavoli liberi, a Nova Gorica ne troviamo una accogliente con una simpatica cameriera che ci fa mille domande su Max; ordiniamo due insalate, due pommes frittes ed una liubljanska che dividiamo a metà, due birre e un'acqua, terminiamo la cena con due caffè e un sadjevec (offerto dalla casa): 27,50€. Andiamo a prendere il camper parcheggiato a Gorizia e ci portiamo a Gradisca davanti alla sede del G.F.I. per passare la notte.
La sveglia suona alle sette, colazione con latte e strudel, quattro chiacchiere con Tiziano e raggiungiamo Farra per la partenza; Ales dice che il percorso sarà facile, forse solo il guado dello Judrio potrebbe essere sconsigliato per il gradino alto e ripido all'ingresso (a questo punto è diventato una sfida ufficiale
). Gina sfoglia con sicurezza il road-book, il percorso è pianeggiante, si alternano tratti su asfalto ad altri in mezzo ai campi, la pioggia caduta abbondante durante la notte ha riempito le pozzanghere e le macchine son presto tutte dello stesso colore marrone mimetico; arriviamo al guado, Mujesan mi precede ed entra in acqua, ha qualche difficoltà ad avanzare, il fondo è smosso e viscido, le ruote affondano nella ghiaia, deve più volte arretrare e riavanzare per conquistare qualche ulteriore centimetro, poi finalmente esce dall'acqua fonda e sull'asciutto il fondo è più compatto; tocca a me, lentamente scendo la rampa ripida fino a poggiare le ruote davanti sul greto, mi fermo un attimo per prender fiato e affondo il pedale del gas rilasciando la frizione, il "culo" scendendo mi spinge e prendo un po' di velocità, sento la morsa della ghiaia che frena le ruote, tolgo gradualmente potenza per evitare che le ruote slittino scavando più di quanto sia necessario; mi fermo in mezzo all'acqua e arretro qualche centimetro, quindi riprovo e guadagno ancora un po' di terreno, un po' avanti, un po' indietro avanzo un paio di metri ma inevitabilmente affondo sempre più fino a spanciare
; dovrò ricorrere all'onta del traino
. Un 71 scende nello Judrio dopo di me, mi sfila a fianco mentre spalo la ghiaia davanti alle ruote, con qualche difficoltà attraversa il guado e mi si mette davanti preparando una strop, chiedo a Gina di provare ma le ruote non hanno presa con la macchina appoggiata con la pancia; mi faccio passare un capo della fune e aggancio, lascio a Gina l'"onore" di farsi tirar fuori.
Rimango qualche minuto in disparte a fotografare qualche passaggio
Riparto e risalgo l'argine dall'altra parte, il fondo è smosso, misto sabbia e fango accidentato, devo assicurarmi una buona velocità per superare buche e dossi che mettono la macchina su tre ruote (non ho ancora un blocco posteriore, sarà il prossimo up-grade); fuori dal greto, trovo la colonna di macchine parcheggiate in doppia terza fila sul sentiero, non posso fermarmi per non rimanere impantanato e devo passare sul fango molle del campo a lato strada, la torxiolona risponde al gas sculettando sensuale come una ballerina araba
.
Proseguiamo verso il Torre, un gradino di circa 60/70 cm mette in difficoltà i fuoristrada preparati che mi precedono; scendo e con i piedi, assieme a Mujesan, cerco di addolcire gli spigoli, tolti alcuni ciotoli più grossi, con le ruote dovrei riuscire a smuovere un po' la sabbia e la ghiaia; avanzo fino all'orlo e scendo con una ruota, la posteriore opposta inizia a sollevarsi; scendo un po' e mi fermo remando con lo sterzo per smuovere la ghiaia e affondare anche l'altra ruota, la macchina un po' si raddrizza e avanzo ancora qualche centimetro e di nuovo la posteriore si solleva
ripeto l'operazione fino a toccare il fondo, a quel punto giù il gas per uscire dalla buca; Mujesan, dietro a me ha meno problemi, è più lungo e maggior stabilità grazie al passo; percorriamo veloci un paio di chilometri nel greto del torre, vedo un falò e gli amici del G.F.I. che han preparato la pista per la prova di abilità; mi fermo, il percorso sul road-book prosegue un altro paio di chilometri prima di fermarsi per una foto di gruppo e ritornare alla prova di trial ma sono già soddisfatto così delle doti dimostrate dal Rav, approfitto del fuoco per riscaldarmi i piedi
Max invece approfitta per fare qualche corsetta e ispezionare il territorio
Arriva un BJ e parte per primo per la prova di trial: 1.33, ha segnato il percorso che ora è ben visibile, decido di partire per secondo, prima che sia troppo smosso, 1.24
arriva quindi un J4 e abbassa il tempo a 1.15, sono secondo, arrivano ancora altri e piano piano scalano la classifica ma non importa, la torxiolona ce l'ha fatta dove mi avevano detto che mi sarei piantato prima della seconda porta.
Riprendiamo la strada verso la meta, in colonna ripercorriamo il Torre a ritroso, dovremmo fare un paio di chilometri abbondanti fino ad un cavalcavia che vediamo sullo sfondo ma veniamo bloccati da "muro", evidentemente abbiamo toppato la nota e proviamo ad uscire dallo stesso punto dove eravamo entrati, qualcuno torna indietro perchè non riesce a salire il gradino che ho già descritto prima, provo ma mi appoggio col paraurti prima di aggredire la rampa con le ruote, non posso farlo in velocità; arretro e mi metto in disparte per far passare il 71 che mi aveva stroppato al guado, chiede se mi deve "tirare", dico di no perchè farei danni, preferisco preparare il terreno; con Mujesan armati di pala smussiamo l'uscita e riempiamo il buco alla base dell'attacco, è ghiaia e sabbia smossa ma se arrivo veloce ci galleggerò sopra e non dovrei avere problemi di aderenza, scelgo la traiettoria migliore e affondo il gas, qualche sobbalzo e la torxiolona salta oltre l'ostacolo, Mujesan invece sbaglia traiettoria e viene sbalzato verso le radici sporgenti di un albero caduto, per fortuna l'urto è solo di striscio con le parti più morbide dell'albero e la carrozzeria non riporta danni, però siamo fuori dal percorso del road-book e decidiamo di raggiungere il ristorante senza proseguire il percorso prestabilito.
Il ristorante è rinomato, già più di 30 anni fa mi fermavo a far merenda con i colleghi quando si passava da quelle parti perchè avevano sempre un buon bicchiere di vino e affettati di ottima qualità, purtroppo oggi è strapieno e cercano di farci stare in troppi in una saletta troppo piccola; mi innervosisco, mi opprime quello spazio ristretto, non riesco nemmeno a muovermi stretto fra gente in piedi che non trova un posto dove sedersi e altra che riceve spintoni da chi come me non sa come muoversi; l'ansia sale, il senso di oppressione mi fa decidere di rinunciare al pranzo, non è ammissibile che un locale rinomato e di lunga tradizione tratti così i suoi clienti, capisco la necessità di far soldi ma bisogna sapersi dare un limite, il cliente non deve solo mangiare ma innanzi tutto rilassarsi e tranquillamente trascorrere un momento conviviale con amici e parenti.
Un vero peccato che l'impegno impeccabile ed encomiabile dell'organizzazione sia stato macchiato dal comportamento di questo ristoratore.
Nonostante questo "imprevisto" non posso che ringraziare il G.F.I. e l'organizzazione per lo sforzo e l'ottimo lavoro svolto per consentirci di trascorrere due splendide giornate fra amici; alla prossima ragazzi