10 Settembre 2022 alle 08:00 [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] Di: Filippo Einaudi
Come è noto, i costruttori giapponesi sono sempre stati un po' tiepidi nei confronti dei motori diesel, almeno per le autovetture, ma bisogna ammettere che quando ci si sono dedicati, spesso ne hanno realizzati di ottimi. Uno di quelli che si ricordano di più, per le qualità e per aver fatto fare il balzo definitivo a modelli già apprezzati come RAV4, è il 2.0 D-4D common rail nato alle soglie del terzo millennio e capostipite di una serie piuttosto fortunata.
Di necessità virtù
A richiedere a gran voce lo sviluppo di un nuovo turbodiesel è stata principalmente la forte domanda su mercati europei, dove già da metà anni '90 i motori a gasolio iniziavano a prendere quota sia nelle vendite sia nell'evoluzione tecnologica e prestazionale. Non soltanto modelli destinati a lunghe percorrenze, ma addirittura vetture sportive iniziavano infatti a proporre anche diesel sempre più grintosi. Le unità con [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]introdotte su vetture Alfa Romeo, [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], ma anche [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]e [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]hanno spinto alcune Case giapponesi, che in precedenza si erano accontentate di acquistare unità diesel non sempre nuovissime da altri costruttori, a correre ai ripari. Toyota è stata tra le prime a dedicarsi seriamente allo sviluppo di un turbodiesel moderno e capace, che non pretendeva di competere con l'escalation di potenza dei tedeschi ma piuttosto di offrire l'alternativa a gasolio pratica e affidabile che il pubblico richiedeva a gran voce. Specie su modelli come appunto [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]di seconda generazione, lanciato nel 2001 e già molto ben accolto, a cui mancava davvero soltanto il diesel per decollare. [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Toyota RAV4 D-4D
Il 2 litri serie CD
Il motore che avrebbe preso la sigla commerciale D-4D era siglato internamente 1CD-FTV, ed è stato realizzato in tre diverse varianti, caratterizzate da sistemi di alimentazione che differivano per la presenza o meno dell'intercooler e per il tipo di turbocompressore. Tutti avevano come caratteristiche comuni una cilindrata di 1.995 cc (alesaggio e corsa 82,2 x 94 mm), un rapporto di compressione di 18,6:1, iniezione common rail a 1.350 bar con iniettori a solenoide a sei fori e iniezione-pilota, distribuzione comandata da cinghia dentata. Tutte le varianti rispondevano alla normativa europea Euro 3 ed erano dotate di ricircolo dei gas di scarico con valvola EGR (raffreddata nello specifico caso di Rav4). Il primissimo 2.0 D-4D in commercio risale al 1999 ed è stato tenuto a battesimo dalla Avensis, berlina media erede della Carina E. In questa variante aveva il turbocompressore a geometria fissa con intercooler, una potenza di 111 CV a 4.000 giri e una coppia di 250 Nm a partire da 2.000 giri. [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Toyota Corolla D-4D
A questo primo tipo se ne è aggiunto nel 2001 un secondo privo di intercooler dalla potenza ridotta a 90 CV per 215 Nm di coppia. Questo ha fatto il suo esordio sulla compatta Corolla, la quale soltanto un paio di anni più tardi ha ricevuto anche la versione da 111 CV, e sulla sua derivata monovolume Corolla Verso. La terza versione, quella dotata sia di intercooler che di turbocompressore a geometria variabile, che elevava la potenza a 116 CV mantenendo invariata la coppia di 250 Nm. Questa, arrivata sempre nel 2001, ha equipaggiato dapprima la monovolume media Avensis Verso per poi approdare finalmente, dal 2002, sulla seconda generazione del RAV4 e della monovolume "large" Previa.
La seconda generazione
La carriera del primo D-4D è durata complessivamente circa 5 anni, ma già dopo due, su alcuni modelli è comparsa una seconda generazione rivista e migliorata: questa aveva un rapporto di compressione ridotto, a 17,5:1, common rail a 1.600 e poi 1.800 bar, turbo VGT e intercoooler. La potenza andava da 116 a 118 CV, mentre la coppia saliva a 280 Nm. In aggiunta al catalizzatore a quattro vie, con questo motore aggiornato ad Euro IV è stata introdotta la tecnologia D-Cat, con un quinto iniettore installato nello scarico che attivava una post combustione per rigenerare il filtro antiparticolato. Il suo impiego è stato però limitato alla nuova Avensis, alla Corolla e alla Corolla Verso di seconda generazione, più grande e spaziosa, arrivata nel 2004 dopo soli tre anni di commercializzazione della precedente. [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Toyota RAV4 2.2 D-Cat
Gli eredi
A questi primi D-4D sono seguite due distinte serie di motori diesel: il piccolo 1.4 D-4D serie ND da 90 CV, introdotto già a partire dal 2002, ha equipaggiato modelli di segmento inferiore, dalla Yaris alla Corolla e poi all'Auris passando poi a Urban Cruiser e Verso S. Unica eccezione la piccola [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] di prima generazione, che essendo prodotta in collaborazione con Peugeot e Citroen montava [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]. La fascia alta è invece stata monopolizzata dal nuovo 2/2,2 litri serie AD, destinato a SUV e berline medio-superiori, che ha raggiunto potenze da 150 fino a 177 CV adottando il sistema D-Cat su tutte le varianti.